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Blog

Investire in Olanda

Aprile 2, 2019 //  by alessandro//  Leave a Comment

Perché investire in Olanda?

Investire in Olanda, significa scegliere uno dei paesi dell’Unione Europea più inclini agli investimenti internazionali e all’internazionalizzazione delle imprese, complice non solo il sistema fiscale vantaggioso con una tassazione per le imprese al 21% ed in previsione al 16%, ma anche un complesso sistema di infrastrutture all’avanguardia.

Principalmente l’Olanda è scelta quale sede delle holding e delle scoietà di distribuzione e quale hub internazionale per la riesportazione delle merci grazie anche alle piattaforme di Rotterdam (via mare) e Schilpol (via aerea). Su quest’ultima piattaforma è anche presente una Free Trade Zone di tipo 2.

La stabilità politica, l’appartenenza da sempre all’Unione Europea e la posizione geografica rendono poi il paese, ideale per realizzare attività imprenditoriali.

L’Olanda è oggi anche primo partner mondiale per gli investimenti in India. Chi voglia dall’Olanda, investire in società indiane, non sarà soggetto a tassazione all’atto della cessione della propria partecipazione, né in India, né in Olanda.

Il sistema olandese.

L’Olanda aderisce al Codice Doganale dell’Unione e ai principali trattati internazionali come ad esempio il CETA.

Il paese si uniforma alle principali direttive europee in tema di etichettatura, documenti di trasporto, fatturazione e certificazioni di origine. Molto severa anche la normativa a tutela dei consumatori, del mercato e della concorrenza, sempre uniformata a quella comunitaria.

Come investire in Olanda.

Lo Stato Olandese pone grande attenzione agli investimenti, sia che questi provengano dall’interno, sia che siano stranieri e sia che essi siano invistitori persone fisiche o giuridiche.

Queste ultime sono tenute all’apertura di una società in Olanda tramite costituzione di una società di capitali (BV o NV) e iscrizione alla camera di commercio (Handelsregister).

Il Ministero e gli enti locali mettono a disposizione degli incentivi per le imprese che vogliano localizzare la propria attività in Olanda e soprattutto in determinate aree del paese, concedendo agevolazioni per l’acquisto di impianti e macchinari, ricerca e lavoro.

Le forme di Società in Olanda

Per investire in Olanda, occorre servirsi di una delle forme societarie messe a disposizione dall’Ordinamento, vediamo nel dettaglio:

  1. La Ditta Individuale, di rapida costituzione è la forma meno burocratica ideale per la piccolissima impresa professionale e artigiana, richiede solo l’iscrizione nel registro delle Imprese e prevede una responsabilità illimitata dell’imprenditore.
  2. La VF (Vennootschap onder firma) o Società in nome collettivo, deve essere costituita da una pluralità di soci che saranno illimitatamente responsabili per i debiti della società. Non è richiesto capitale sociale minimo e ogni socio potrà amministrare la società salvo diversa pattuizione.
  3. La CV (Commanditaire Vennootschap) o Società in accomandita, caratterizzata dalle classiche due categorie di soci accomandanti e accomandatari, questi ultimi illimitatamente responsabili e delegati ad amministrare. Anche qui non è richiesto capitale minimo da versare ed è richiesta la forma scritta per la costituzione.
  4. La NV (Naamloze Vennootschap) o Società per azioni, è la forma preferita dalle aziende di grandi dimensioni, richiede la costituzione per atto pubblico ed il suo statuto deve essere approvato dal Ministero della Giustizia. Il capitale sociale minimo deve essere di €45.000 in azioni nominative o al portatore. Occorre il Collegio dei Sindaci per le società con più di 100 dipendenti o più di 16 mln di capitale o patrimonio.
  5. La BV (Besloten Vennootschap) o Società a responsabilità limitata, che può essere costituita con capitale minimo di €1,00, con socio unico o pluralità di soci suddivisi in quote nominative e non quotabile, ideale per le piccole e medie imprese è la forma societaria più scelta.
  6. Le Holding e Fondazioni, queste strutture sono normalmente costituite per poter gestire e controllare attività di un gruppo e partecipazioni estere. Le Holding in particolar modo, grazie ad una serie di convenzioni internazionali, godono del partecipation exemption, ossia in divieto di doppia imposizione e del sistema societario del voto plurimo che consente un agile controllo degli assetti societari ed inoltre, in presenza di particolari condizioni, sfruttano la possibilità di operare in condizione di esenzione fiscale.

Un paese con tutte le carte in regola, quindi, per essere scelto quale hub per la propria operatività internazionale.

Categoria: Blog, Diritto Societario, Fiscalità Internazionale, Internazionale, InternazionalizzazioneTag: Blog, diritto societario internazionale, Fiscalità Internazionale, internazionalizzazione, Investire in Olanda, Olanda

5 cose da non fare nei contenziosi commerciali internazionali

Febbraio 28, 2019 //  by alessandro

Le 5 cose da non fare nei contenziosi commerciali internazionali.

Quando si parla di contenziosi commerciali internazionali, ci si riferisce a quelle questioni che sorgono tra due o più soggetti di diversi paesi, nell’esecuzione di contratti commerciali e che generalmente si riferiscono a contestazioni relative al modo di eseguire e/o intepretare i contratti stessi.

La gestione di questi contenziosi deve essere opportunamente prevista in fase di redazione del contratto e non può essere lasciata alla libera ispirazione delle parti, bensì deve essere affidata a professionisti esperti in materia.

Normalmente l’analisi verterà sul prediligere il foro di una delle parti e riferirsi al tribunale di quest’ultima, oppure scegliere di comune accordo una camera arbitrale internazionale.

Tuttavia, pur nella soggettività di ogni rapporto commerciale, è possibile stilare un vademecum generale di 5 cose da evitare quando si parla o si affronta la materia dei contenziosi commerciali internazionali, soprattutto in ottica di scelta di clausole arbitrali.

#1. Delegare automaticamente il contenzioso ad un tribunale anziché ad una Camera arbitrale.

Occorre sfatare il luogo comune dell’eccessiva onerosità dell’arbitrato internazionale rispetto ad un giudizio ordinario presso il Tribunale. Normalmente, quando si parla di contenziosi commerciali internazionali, si fa riferimento ad accordi economicamente importanti a cui, in caso di contenzioso, si guarderà per definire il valore del contenzioso. Pertanto non è assolutamente escluso che un contenzioso innanzi ad un magistrato sia più dispendioso in termini economici oltre che di tempo.

Inoltre il contenzioso gestito da una Camera arbitrale avrà il vantaggio di essere talvolta l’unico modo per vedere eseguita una sentenza, soprattutto se manca un accordo sul reciproco riconoscimento tra i due paesi delle parti in causa.

#2. Scegliere la camera arbitrale senza tener conto della nazionalità di contraoparte.

Anche non fare un’attenta selezione dell’organismo che andrà a decidere il contenzioso in sede di arbitrato è un rischio da non correre quando si decide di inserire la clausola arbitrale nel contratto.

In base all’area geografica a cui appartiene controparte, vi sono Camere arbitrali di riferimento, che invoglieranno di più quest’ultima ad accettare la ridetta clausola in caso di dubbi in fase di redazione del contratto. Ad esempio gli americani tenderanno ad imporre la AAA (America Arbitration Association) o, per esempio, le controparti mediorientali tenderanno ad indicare Londra o la Svizzera come sedi preferite.

La cosa essenziale sarà previamente valutare, in fase di redazione della clausola, sia il regolamento della Camera stessa che potrebbe comportare alcuni problemi sotto il profilo giuridico, sia le tariffe.

#3. Identificare erroneamente la sede dell’arbitrato.

In caso di scelta dell’arbitrato come metodo di risoluzione delle controversie, occcorrerà identificare esattamente la sua sede. Un punto fondamentale, in quanto la clausola potrebbe essere considerata nulla o addirittura si potrebbe inficiare l’internazionalità del lodo con la conseguenza che lo stesso potrebbe essere eseguito secondo le norme interne del paese che, per esempio, non ha sottoscritto la Convenzione di New York.

#4. Prediligere il collegio arbitrale rispetto all’arbitro unico.

Talvolta si pensa che la scelta del collegio di tre arbitri sia oltre che prestigiosa anche la più sicura. In realtà questa scelta rischia di essere davvero dispendiosa e va relegata ai casi davvero complessi.

#5. Improvvisare.

La previsione dei possibili contenziosi commerciali internazionali che possono scaturire dall’esecuzione di un contratto è un punto fondamentale da tenere sempre bene a mente quando si redige un contratto con controparti straniere. Occorre una visione d’insieme di tutte le possibili conseguenze e degli strumenti utili per la risoluzione della controversia.

Categoria: Arbitrato, Blog, Contrattualistica, Internazionale, InternazionalizzazioneTag: Blog, Contenziosi internazionali, contratti commerciali, contratti internazionali, contrattualistica internazionale

Insidie dei contratti standard scaricabili dal web

Febbraio 20, 2019 //  by alessandro

Le insidie dei contratti standard scaricabili dal web.

Fioriscono come campi in primavera siti web, in Italia e all’estero, che promuovono la possibilità di scaricare contratti di ogni tipo, anche particolarmente complessi e delicati, a poche decine di euro con la praticità consueta che appartiene alla rete.

Joint-ventures, partnerships, cessioni di rami d’azienda, contratti d’appalto e addirittura due diligences (richiedono normalmente diverse giornate di lavoro)! Tutto alla portata di un click.

Ma non sempre la praticità e l’economicità pagano in termini di risultati finali e soprattutto sono garanzia di un lavoro di qualità e “Tailor-made” come dovrebbe essere la redazione di un contratto, specialmente se commerciale.

I contratti sono regolati da apposite norme previste dai codici di diritto civile nonché da appositi regolamenti (nei paesi di Common law), pertanto la loro sottoscrizione prevede l’assunzione di precisi obblighi tra le parti così come la regolamentazione di rapporti che il più delle volte sono particolarmente complessi.

L’importanza dei contratti nei rapporti privati.

Società, patrimoni immobiliari e mobiliari, rapporti commerciali e lavorativi ecc, tutto si muove attraverso la redazione di appositi contratti con cui si stabiliscono le regole precise che regoleranno il rapporto o lo scambio, ad esempio le modalità di pagamento del prezzo, le clausole risolutive, la giurisdizione, le opzioni ecc.

E’ difficile pensare che ad esempio un imprenditore, benché competente ed esperto nel suo settore, possa avere conoscenza delle evoluzioni giurisprudenziali in materia contrattuale,  dell’applicazione di determinate clausole o addirittura dell’intepretazione delle stesse.

Sì perché quando si parla di clausole contrattuali, si parla anche di interpretazione delle stesse e degli orientamenti della giurisprudenza oppure di come le stesse vadano settate sulle proprie necessità o anche e soprattutto nei contratti internazionali, di come e quale giurisdizione più favorevole applicare al contratto.

Occorre pertanto riflettere attentamente sulle conseguenze della stipula di contratti non redatti e verificati da un professionista esperto in materia e applicati senza il benché minimo parere dello stesso.

I pericoli più comuni nell’applicazione di contratti standard.

Non rivolgersi a professionisti competenti nella redazione di contratti, specialmente commerciali, e sottoscrivere contratti standard senza nozioni di carattere giuridico magari modificandoli a piacimento, può significare andare incontro a possibili contenziosi lunghi e onerosi oltre che a possibili condanne per risarcimento danni.

Negli Stati Uniti, ad esempio, la figura dei “Punitive damages”, nei contenziosi per inadempimento contrattuale, può comportare vere e proprie crisi per le aziende che, se condannate, devono sopportare costi per risarcimenti talmente alti da comportare talvolta la chiusura dell’attività.

Concludendo, il miglior consiglio da seguire se si vuole stipulare un contratto, di qualsiasi natura esso sia, è di non fidarsi di un template a pochi spiccioli scaricato dal web,  ma di farsi affiancare da chi mastica bene la materia soprattutto se si tratta di rapporti internazionali, di contratti di durata e di affari societari.

 

Categoria: Blog, Contrattualistica, InternazionaleTag: Blog, contrattualistica, contrattualistica internazionale

Fiera Internazionale del Settore Biologico nel sud-est asiatico – Bangkok 2019

Febbraio 14, 2019 //  by alessandro

La Fiera internazionale del Settore Biologico apre le porte anche al sud-est asiatico.

Si terrà infatti a Bangkok, dall’11 al 14 Luglio 2019 la Fiera Internazionale del Settore Biologico nel sud-est asiatico – Bangkok 2019, la più importante manifestazione internazionale per gli addetti del settore delle produzioni biologiche.

BIOFACH SOUTH EAST ASIA inaugura la prima edizione della famosa fiera internazionale nel Sud-est asiatico dopo aver inaugurato la manifestazione in paesi quali la Cina, il Brasile, gli Stati Uniti, l’India e il Giappone.

Oltre i confini europei quindi, con la garanzia di una manifestazione di qualità elevata, dove sarà possibile intercettare tanti potenziali buyers/joint venturers internazionali del settore agroalimentare biologico e proporre i propri prodotti nell’area.

Perché partecipare alla Fiera internazionale del Settore Biologico nel sud-est asiatico.

Il sud-est asiatico, oggi più che mai, è l’area di più grande interesse per i processi di internazionalizzazione d’impresa e, cosa più importante per i prodotti Made in Italy.

Paesi come Vietnam, Thailandia, Indonesia e Malaysia sono in cima alla lista dei paesi target per esportazioni di prodotti agroalimentari e soprattutto posseggono una vasta capacità di attrazione degli investimenti stranieri grazie alle efficaci politiche governative in favore dell’espansione del mercato.

Soprattutto il settore biologico riveste grande importanza, stante l’attenzione che nell’area è ora riposta per la salute e la qualità dei prodotti agroalimentari e stante anche il grande livello di innovazione che è sempre più richiesto alle aziende locali per certi aspetti ancora ferme alle vecchie e dannose politiche agricole, soprattutto per l’ambiente e i lavoratori.

Prepararsi alla alla Fiera internazionale del Settore Biologico nel sud-est asiatico.

Stabilito, quindi, che il sud-est asiatico è l’area prescelta per esportare i propri prodotti o localizzare parte della propria attività, giunge quindi il momento di pianificare la partecipazione ponendo attenzione a diversi fattori essenziali:

  1. L’immagine che si vuol dare della propria attività: non è solo una questione di qualità del prodotto, ma anche di scelta dello stand, dei colori e dei messaggi, del packaging, delle lingue ecc. tutti fattori determinanti per trasmettere un certo grado di competenza e professionalità nel proprio settore e non improvvisare;
  2. L’accoglienza: uno stand grande ed accogliente è il miglior modo per attrarre affari, discutere accordi commerciali ed esporre al meglio i propri prodotti.
  3. La conoscenza preventiva del mercato: sapere dove si sta andando è fondamentale, conoscere gli usi e costumi del luogo, le prassi commerciali, giuridiche e finanziarie, ma soprattutto, l’attitudine del proprio prodotto rispetto al mercato di riferimento.

Partecipare ad una fiera internazionale di settore può essere molto oneroso, per questo richiede grande preparazione e analisi, infatti, prendere parte ad un così grande evento, può non sempre essere il primo step da affrontare in un processo di internazionalizzazione.

La Fiera internazionale del Settore Biologico nel sud-est asiatico BIOFACH è comunque un punto di riferimento per gli addetti ai lavori, una vetrina importante ed un ottimo modo di attestare la propria presenza all’estero.

 

Categoria: Blog, Internazionale, InternazionalizzazioneTag: Asia, Blog, Fiera Internazionale Biologico, internazionalizzazione

Bulgaria, in quali settori investire e fare impresa

Febbraio 1, 2019 //  by alessandro

Bulgaria, in quali settori investire e fare impresa.

Abbiamo già parlato delle ragioni che inducono a scegliere la Bulgaria quale paese per aumentare e far crescere gli affari della propria attività imprenditoriale o addirittura avviare un nuovo business.

la Bulgaria oggi, è uno dei paesi dell’Unione Europea a maggiore attrazione di investimenti grazie alle politiche delle Banche Centrali tese allo sviluppo e all’ammodernamento del paese, inoltre, una posizione centrale e strategica nell’area balcanica, consente di sfruttare lo stesso quale hub per l’oriente e il nord Europa.

I settori di maggiore attrazione.

Ci sono settori particolari a cui il Governo e le banche stanno dando maggior credito al fine di attuare le politiche anzidette, in particolare, la Banca Europea degli Investimenti e la Banca Nazionale Bulgara hanno messo a disposizione delle imprese locali ed estere, interessate ad investire in Bulgaria oltre 300 milioni di Euro e fino a 24 milioni di Lev (circa 12 milioni di Euro) da concedere in mutui alle imprese locali, oltre a 50 milioni di Euro messi a disposizione di banche commerciali e fondi di investimento per il finanziamento delle PMI bulgare.

Tra i settori maggiormente rappresentativi delle economia e dello sviluppo della Bulgaria, ricordiamo:

  • Settore Energetico
  • Settore Idrico
  • Settore trattamento rifiuti e smaltimento acque reflue
  • Settore del Legno
  • Settore Chimico e farmaceutico
  • Settore Metalmeccanico
  • Settore Agroalimentare
  • Settore IT

Alcuni di questi settori richiedono un rilancio e ammodernamento sostanziale per competere effettivamente sui mercati globali, altri invece necessitano di un vero e proprio lancio essendo la domanda sempre più crescente, prevalentemente nei settori delle nuove tecnologie.

Società, Fiscalità e Lavoro in Bulgaria.

La Bulgaria gode, in Europa, di uno dei sistemi fiscali più agevoli, il Flat Corporate Tax Rate infatti è fermo al 10% e il costo del lavoro medio è di 4 Euro/ora. Anche l’imposizione contributiva è tra le più basse d’Europa.

La Bulgaria adotta un sistema di Civil Law, si uniforma a tutte le normative comunitarie tra cui quella doganale, antitrust e della proprietà intellettuale. Scegliere di investire nel paese significa adottare forme societarie molto snelle ed equiparabili a quelle più comuni tra cui Srl (Ltd) a capitale sociale ridotto o Spa (Plc).

L’IVA ha due aliquote (20 e 9%) con alcune eccezioni ed esenzioni.

Conclusioni.

Investire in Bulgaria è un’opportunità da non perdere, soprattutto per le aziende italiane, un’occasione per esportare competenze e know-how e consolidare una presenza nel tempo.

Categoria: Blog, Fiscalità Internazionale, InternazionalizzazioneTag: Blog, Bulgaria, costituzione società Bulgaria, internazionalizzazione

La Tutela Legale nei Tornei Esports

Gennaio 24, 2019 //  by alessandro

La Tutela Legale nei Tornei Esports

I tornei Esports sono oramai una realtà importante a livello globale, tanto da vedere interessati sempre di più grandi club sportivi e tanti giovani e giovanissimi, oltre ad un sempre più crescente livello di fatturati.

Proprio per gli imponenti numeri ed interessi che girano intorno a questi campionati sportivi “digitali”, è opportuno fare attenzione a diversi aspetti legali che sono insiti nei rapporti tra clubs e giocatori.

La necessità di un contratto.

Essenziale, soprattutto quando si è ingaggiati da un club, è sottoscrivere un contratto che regoli i rapporti e gli obblighi reciproci delle parti, prestando attenzione anche ai dettagli. Il contratto sarà il più delle volte in lingua inglese e dovrà regolare molti aspetti come, ad esempio, l’oggetto dei servizi da prestare, il termine, le penali per il recesso, la proprietà intellettuale e la legge applicabile in caso di controversie. Il contenuto del contratto potrà ovviamente essere adattato alle esigenze di ciascuna parte, non sempre infatti occorre essere prolissi, ma piuttosto essere chiari e concisi.

Il rapporto lavorativo tra le parti.

Il rapporto lavorativo tra le parti è per la maggior parte delle volte di tipo collaborativo ed indipendente. A seconda della legge che si sceglierà, occorrerà prevedere quelle clausole che consentano di determinare tale tipo di rapporto e che lo stesso non sia di lavoro dipendente. In caso di giocatori under 18 particolare attenzione dovrà essere prestata nella firma del contratto che dovrà avvenire da parte di un rappresentante, genitore o tutore del minorenne.

La determinazione dei compensi.

Anche i compensi meritano un’attenzione particolare. Il contratto, infatti, oltre a prevedere le scadenze di ciascun pagamento, dovrà far chiaro riferimento a tutti i premi ulteriori previsti dal torneo Esports (ove previsti) e il pagamento di questi dovrà essere opportunamente chiarito all’interno del contratto stesso.

La tutela della proprietà intellettuale.

Il nodo cruciale di tutti i contratti relativi ai tornei Esports è la tutela della proprietà intellettuale del giocatore. Questi tornei sono ormai giocati a livello mondiale da giocatori sempre più allenati ed addestrati intorno alla cui immagine posso ruotare svariate quantità di denaro. Per questo molti club hanno interesse ad ingaggiare i migliori giocatori e a sfruttare l’immagine ed il ritorno commerciale che questi possono portare alla squadra. E’ opportuno dettagliare pertanto l’uso che verrà fatto di tale immagine con tempistiche e modalità precise, prevedendo anche eventuali royalties.

Nella gestione di un torneo Esports, quindi, è opportuno affidarsi alla competenza ed esperienza legale di un professionista del settore, onde evitare spiacevoli problemi in fase di esecuzione del contratto.

Categoria: Blog, Contrattualistica, Proprietà IntellettualeTag: Blog, contratti internazionali, Esports

Fiera Internazionale del Vino 2019

Novembre 13, 2018 //  by alessandro

La Fiera Internazionale del Vino tra le più importanti al mondo “London Wine Fair” giunge alla sua 39^ edizione.

Dove e quando.

Nella consueta venue di Olympia Kensington Londra, i maggiori esperti del settore e gli espositori di vini da tutto il mondo si riuniranno dal 20 al 22 maggio 2019 per proporre i propri prodotti d’eccellenza ed incontrare buyers ed investitori del settore vitivinicolo da tutto il mondo.

Perché sceglierla.

Come di consueto la manifestazione offrirà spazi dedicati e aree geo-tematiche al fine di dare la migliore visibilità ai prodotti di tutti gli espositori e consentire facili scambi commerciali tra la domanda e l’offerta.

London Wine Fair è una fiera storica e apprezzata nel settore, un’occasione da non perdere per proporre il proprio prodotto ad un pubblico internazionale specializzato, ma la partecipazione ad una così importante fiera internazionale è anche l’occasione per potenziare il proprio progetto di internazionalizzazione dell’attività d’impresa, progetto che ormai deve appartenere al DNA di ogni impresa e di ogni imprenditore che voglia essere al passo con i tempi della competizione su scala globale.

La Fiera Internazionale del Vino, per gli addetti ai lavori, non è quindi solo una semplice esposizione, ma è anche un momento per sentire, approfondire e conoscere i mercati internazionali, analizzare la concorrenza, intercettare le esigenze della domanda e farle proprie.

Prepararsi a partecipare.

La partecipazione ad un così importante evento non deve essere sottovalutata, non è solo una questione di stand più o meno grande, ma è anche e soprattutto una questione di immagine, di trasmissione di valori e competenza e per questo deve essere affrontata come si affronta una qualsiasi processo produttivo quotidiano, con la stessa diligenza e perizia.

Un analisi preliminare del mercato e della domanda, una disamina sulle principali forme contrattuali di collaborazione, partnership e joint venture, sulle regole di etichettatura nonché un supporto in loco durante la manifestazione,  possono essere gli strumenti chiave per affrontare nel modo giusto la Fiera.

Un’opportunità da cogliere, quindi e da sfruttare a pieno per potenziare la propria presenza e affermarsi sui mercati globali.

Anche quest’anno, Studio Legale Internazionale Iacovazzi supporta le aziende che desiderano partecipare all’evento, per informazioni compilare il seguente form

Categoria: Blog, InternazionalizzazioneTag: Blog, internazionalizzazione, London Wine Fair

Investire nel Regno Unito, la Brexit non fa paura.

Ottobre 16, 2018 //  by alessandro

E’ un mese convulso questo per le sorti del Regno Unito all’interno dell’Unione Europea, i negoziati sembrano ad un punto morto ed è in corso nel paese un ampio dibattito su un nuovo referendum popolare per chiedere una decisione definitiva sull’uscita del paese dall’UE.

I nodi da sciogliere sono molti, il confine irlandese, la permanenza nel mercato unico, l’applicazione del modello Norvegia ecc.

In ogni caso è data quasi per certa la richiesta di proroga che il governo britannico chiederà per fine marzo 2019 e che vedrà spostarsi di due anni in avanti, ove venisse confermato, il divorzio definitivo dall’Unione.

In questo clima di incertezza politica, una cosa è certa, per il momento per le persone e le imprese che vivono e producono nel Regno Unito e per chi voglia stabilirsi, non cambia assolutamente nulla, anzi, il momento è favorevole per beneficiare del costante e ottimo business climate che investe il paese.

Il Regno Unito, si sa, è riconosciuto come uno dei posti migliori al mondo per fare business, sia per i livelli di tassazione in costante decrescita, che per l’apparato burocratico molto snello il quale consente l’apertura di un’attività in tempi rapidi. La posizione strategica e l’apparato infrastrutturale moderno, poi, consentono un accesso pressoché immediato a qualsiasi tipo di investitori e investimenti da qualsiasi parte del mondo.

L’incognita Brexit pertanto non può e non deve spaventare,  infatti ad oggi valgono ancora le regole dell’Unione Europea sulla libertà di stabilimento e di insediamento che consentono di stabilirsi e lavorare nel paese senza alcuna difficoltà e di crearsi quindi una storia, ma è necessario agire ora!

Ad ogni buon conto un’alternativa valida e comoda c’è ed è l’Irlanda. Il paese di Dublino è al momento il miglior candidato a sopperire agli effetti di Brexit data la sua vicinanza con Londra non solo logistica.

Per riassumere investire nel Regno Unito è e sarà sempre conveniente, ma per evitare di incorrere nelle problematiche che potrebbero verificarsi a seguito di accordi post-Brexit più o meno favorevoli, occorre attivarsi ora affinché si possa consolidare la propria presenza nel paese.

 

Categoria: Blog, Diritto Societario, Fiscalità Internazionale, InternazionalizzazioneTag: Blog, Brexit, Regno Unito

Venture Capital, reperire fondi per progetti imprenditoriali.

Luglio 5, 2018 //  by alessandro

La Venture Capital è un’operazione di investimento che consente alle imprese, soprattutto neo-costituite, di avere accesso alle risorse economiche necessarie per finalizzare l’idea imprenditoriale.

Caratteristiche dell’operazione.

Diversamente dal tradizionale finanziamento bancario, l’operazione di Venture Capital consente una maggiore flessibilità agli operatori e meno vincoli (es. non sono previsti interessi e non c’è una scadenza precisa per il rimborso). Il Venture Capitalist, infatti, scommette nell’idea imprenditoriale, solitamente ad alto potenziale remunerativo, con la partecipazione al capitale e alla gestione della società per un periodo di tempo medio lungo, sin tanto che lo stesso possa procedere ad un disinvestimento con relativo guadagno o ad una quotazione in borsa della società.

Il Ventur Capitalist, partecipa quindi attivamente al management aziendale e sopporta anche il rischio di un fallimento del progetto e di un disinvestimento a “0”.  Diverse sono le fasi della vita societaria dove il Capitalist può inserirsi, dalle prime fasi di ideazione (seed-financing) sino alle più complesse operazioni di ristrutturazione aziendale (replacement financing).

Realizzare un’operazione di Venture capital.

Preliminare ad una qualsiasi operazione di Venture Capital è l’identificazione del soggetto persona fisica o società che sia disponibile a credere nel progetto o che sia interessato allo sviluppo del business.

Parallela alla ricerca ed identificazione dell’investitore è la redazione di un buon Business plan analitico che includa e dettagli ogni singola fase del progetto con i relativi centri di costo e le modalità di attuazione.

Il Business plan dettaglierà anche le caratteristiche del prodotto/servizio e come questo si posiziona sul mercato.

Eseguiti i due steps fondamentali si passerà, con l’aiuto di un legale esperto in affari, a redigere una Letter of intent e un Non-disclosure agreement per definire appunto gli intenti delle parti e la riservatezza delle trattative sottese agli stessi. L’investitore poi provvederà ad una propria Due-diligence che verifichi i vari aspetti dell’impresa e dell’operazione dal punto di vista contabile, legale e commerciale.

Eseguite tutte le predette operazioni, si procederà alla sottoscrizione del contratto di Venture capital dove verranno regolati tutti gli aspetti dell’accordo tra le parti.

La fase finale dell’operazione sarà rappresentata dal disinvestimento, tramite il quale l’investitore smobilizzerà il suo investimento tramite un’operazione di collocamento sul mercato, sperando che la stessa comporti un guadagno.

La Venture capital è quindi un’operazione dalle enormi potenzialità e con pochi rischi per chi ne beneficia, ossia l’imprenditore che riceve i fondi necessari per veder realizzato il suo progetto.

 

Categoria: Contrattualistica, Diritto SocietarioTag: Blog, Business angel, contratto di venture capital, diritto societario, Venture capital

Serbia, investire nella nuova via per l’oriente

Marzo 16, 2018 //  by alessandro

Serbia, piccolo Stato, grandi opportunità.

Si assiste in questi anni ad una grande evoluzione in positivo dei paesi dell’aria balcanica sia per la candidatura di molti all’ingresso nell’Unione Europea, sia per il consolidamento delle politiche di investimento di chi fa già parte dell’Unione.

Tra i paesi candidati all’ingresso nell’U.E. c’è la Serbia che, dopo gli anni ’90 e la fine delle tensioni armate con la NATO, ha impresso una svolta pressocchè totale alla sua politica interna candidandosi ad essere uno dei paesi più europei tra gli europei.

La Repubblica Serba ha infatti immesso, grazie anche all’aiuto della Banca Mondiale e di investitori internazionali, un gran numero di investimenti, prevalentemente di tipo infrastrutturale, volti ad attrarre investitori da tutto il mondo.

Il paese gode, infatti, oggi di un potentissimo legame commerciale con la Cina (i serbi infatti non hanno bisogno di visto per entrare nel paese) e di accordi bilaterali che lo vedono quale punto di partenza della nuova “Via della seta”; pur non avendo approdi marittimi, la Serbia gode dell’attraversamento del Danubio in forma navigabile lungo tutto il percorso, cosa ha consentito una forte espansione dei traffici commerciali fluviali.

Il potenziamento delle infrastrutture ha consentito anche l’ampliamento dell’Aeroporto di Belgrado, controllato ora da una società francese,  oltre che l’attraversamento di due importanti corridoi autostradali europei. La Serbia e la sua capitale dove vive oltre il 20% di tutta la popolazione della nazione, sono oggi un paese moderno in forte crescita.

Fare business in Serbia.

Nella classifica di Doing Business il paese si posiziona 43° (Più dell’Italia!), può sembrare poco, ma è tantissimo per una nazione che è da poco meno di vent’anni fuori dalla guerra. Il governo serbo e la sua Agenzia degli investimenti hanno avviato da diversi anni un gran numero di investimenti per il paese, tra cui benefici ed incentivi per chi investe e fa export. Il paese ha aderito ai principali accordi di libero scambio al pari di Svizzera e Norvegia.

In Serbia è relativamente semplice costituire una società che godrà di una tassazione “flat” sul reddito del 15%, dividendi, interessi e capital gains  al 20% oltre che di deduzioni sul costo del lavoro davvero notevoli per chi assume.

L’IVA è al 20%.

Il governo ha previsto anche Free Trade Zones per incentivare gli investimenti nelle aree più depresse del paese oltre ad incentivi nei comparti manifatturiero e servizi al commercio.

Alcune attività richiedono delle specifiche licenze per operare, ma nel complesso è possibile per una società estere operare tramite una propria branch o filiale senza alcun tipo di problema.

La Serbia ha stilato trattati e convenzioni con numerosissimi stati tra cui l’Italia che, per la sua particolare posizione di vicinanza, giocherà sempre di più un ruolo fondamentale quale partner del paese, come per esempio lo è stato per l’Albania.

La Serbia oggi è quindi un nuovo trampolino di lancio per gli investimenti esteri e per chi vuole internazionalizzare la propria impresa verso l’oriente nonché un punto di partenza per i mercati dell’aera Eurasiatica.

 

Categoria: Diritto Societario, Fiscalità Internazionale, Internazionale, InternazionalizzazioneTag: Blog, costituire società all'estero, costituzione società Serbia, internazionalizzazione, Serbia

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