A volte può essere il datore di lavoro, altre volte un collega, ma la sensazione di essere controllati, spiati, insidiati sull’attività che stiamo svolgendo, non molla!
E’ il Mobbing (H.Ege), la prevaricazione e la vessazione del più forte contro il più debole sul luogo di lavoro. Ma non è solo una semplice minaccia o una discriminazione, è una violenza psicologica, a volte anche fisica, che ha un solo obiettivo, eliminare fisicamente il lavoratore scomodo o diverso dal suo posto di lavoro.
Il problema più difficile da affrontare è precostituirsi le prove che tutto ciò stia avvenendo. Una recente sentenza della Cassazione Sez. Lavoro (n.87/2012) ha rigettato il ricorso di un lavoratore perchè non era riuscito a dimostrare il nesso di causalità fra la patologia psichica da cui lo stesso era risultato affetto ed il disagio derivante dall’ambiente lavorativo e non essendo nemmeno possibile individuare i soggetti responsabili!
Il percorso è lungo e difficile da sopportare, ma il fattore tempo è fondamentale così come raccogliere ogni dettaglio utile allo scopo, solo così si potrà sostenere un giudizio teso ad ottenere un risarcimento del danno.
Dimostrare la condotta ostile, reiterata, denigrante è la chiave per non vedersi rigettare il ricorso.