Esportare all’estero è, per molte aziende, la chiave e il motore per rimanere in buona salute e continuare ad innovare, specialmente se si parla di prodotti Made in Italy di qualità.
Se si vuole puntare ad una presenza attiva sui mercati stranieri occorre attuare delle strategie ben precise che non passano esclusivamente dall’individuazione di un buon agente sul territorio prescelto, ma che comprendono un’attenta analisi tecnico-giuridica del mercato e di tutti gli aspetti ad esso legati quali la legislazione, i modi di vivere, le preferenze dei consumatori e le prassi relative agli scambi commerciali del paese straniero.
Questo processo di internazionalizzazione non è semplice da attuare e richiede la sinergia di varie figure professionali come legali qualificati e analisti di mercato nonché una fase iniziale di analisi, la discovery.
Il termine in inglese significa letteralmente “scoprire” ed è la fase preliminare a tutti i processi di investimento commerciale all’estero, orbene, preliminarmente, l’imprenditore dovrà porsi una domanda: “In quale territorio conviene esportare il mio prodotto?”
A questa domanda è facile rispondere, solo dopo aver compreso quale obiettivo si vuole raggiungere, se rimanere semplicemente un esportatore o investire e raggiungere una posizione commerciale nello stato straniero per il tramite di una organizzazione commerciale.
Una volta compreso che tipo di ruolo si vuole assumere nei confronti del mercato estero, si deve verificare che quale mercato aggredire. Sostanzialmente ve ne sono di due tipi: emergenti e consolidati. Entrambi presentano ovviamente pro e contro a seconda del prodotto e del tipo di investimento da fare ma, su tutte, la cosa è più importante è scegliere un mercato che sia stabile dal punto di vista politico ed economico e che abbia un trend di mercato, nel settore di riferimento, costante nel tempo, soprattutto in caso di scelta di insediamento in quel paese.
Esportare all’estero significa successivamente comprendere su quale prodotto puntare e sondare costantemente il gradimento del pubblico (siano essi consumatori o addetti del settore). Tutto ciò può essere preliminarmente fatto calendarizzando la partecipazione ad una o più fiere di settore, veicolo naturale dell’incontro tra domanda e offerta.
Stabilito quindi il mercato su cui puntare, il tipo di investimento da fare e il/i prodotto/i da esportare si può procedere ad una compiuta analisi di mercato, del prodotto e del prezzo e a contattare i potenziali acquirenti. Si procederà successivamente con dei contratti di distribuzione e con l’eventuale costituzione di una società che gestisca il settore commerciale per quel mercato.
Esportare all’estero è quindi un’opportunità per far crescere l’impresa, ma il processo di internazionalizzazione ha le sue regole e i suoi passaggi ed è opportuno non improvvisare pena un gran dispendio di risorse.