Danni punitivi anche in Italia? Sembra proprio essere così.
Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione fanno un’inversione a “u” rispetto a quanto sino ad ora statuito in giurisprudenza in materia di risarcimento del danno, aprendo al tradizionale istituto di diritto anglosassone dei “Punitives damages” i danni punitivi appunto.
La sentenza n.16601/2017, statuendo sul riconoscimento di tre sentenze statunitensi (dove i danni punitivi hanno loro vita autonoma) relative al risarcimento del danno da incidente motociclistico, riconosce adesso che il risarcimento del danno non ha solo una funzione di ristoro dei danni subiti dal danneggiato e di ripristino della sua sfera patrimoniale, ma bensì anche una funzione appunto punitiva.
Il sistema anglosassone prevede infatti che chi abbia agito con dolo (mailce) o colpa grave (gross negligence) debba risarcire una somma ulteriore (punitive damages) rispetto a quella necessaria a compensare il danno subito.
La massima della Cassazione.
“Nel vigente ordinamento, alla responsabilità civile non è assegnato solo il compito di restaurare la sfera patrimoniale del soggetto che ha subito la lesione, poiché sono interne al sistema la funzione di deterrenza e quella sanzionatoria del responsabile civile. Non è quindi ontologicamente incompatibile con l’ordinamento italiano l’istituto di origine statunitense dei danni punitivi. il riconoscimento di una sentenza straniera che contenga una pronuncia di tal genere deve però corrispondere alla condizione che essa sia stata resa nell’ordinamento straniero su basi normative che garantiscano la tipicità delle ipotesi di condanna, la prevedibilità della stessa e i limiti quantitativi […]”.
Questa apertura del nostro diritto interno ai principi di diritto internazionale è quindi un primo passo verso una uniformità di principi e di vedute della giurisprudenza sul riconoscimento delle sentenze straniere. Riguardo i danni punitivi però occorrerà ora che il legislatore si sforzi di tipizzare la fattispecie al fine di una corretta applicazione da parte dei giudici italiani.